LE NUOVE VARIANTI COVID: QUALI SINTOMI PRESENTANO E COME CURARLE Presente nella categoria: News

1. Quali sono le principali varianti del SARS-CoV-2?

Le varianti COVID sono ceppi del virus SARS-CoV-2 che presentano mutazioni genetiche. Le mutazioni sono comuni nei virus e possono portare a cambiamenti nel modo in cui il virus si diffonde e colpisce le persone, modificando la trasmissibilità del virus, la gravità dei sintomi e la risposta immunitaria.

Alcune delle varianti più conosciute sono le varianti Delta, Alpha, Beta e Gamma:

  • Variante Delta: è stata identificata per la prima volta in India ed è stata associata ad una maggiore trasmissibilità rispetto al ceppo originale del virus. I sintomi possono includere febbre, tosse, perdita del gusto o dell’olfatto, mal di gola e affaticamento
  • Variante Alpha: è stata scoperta nel Regno Unito ed è nota per una maggiore trasmissibilità. I sintomi sono simili a quelli della variante originale, ma possono verificarsi in forma più grave
  • Variante Beta: originaria del Sudafrica, questa variante ha mostrato una maggiore resistenza agli anticorpi e ai vaccini. I sintomi possono includere febbre, tosse secca e difficoltà respiratorie
  • Variante Gamma: inizialmente individuata in Brasile, anche questa variante ha dimostrato una maggiore resistenza ai trattamenti. I sintomi sono simili a quelli delle altre varianti

2. Qual è l’ultima variante del SARS-CoV-2?

In attesa dell’autunno, attualmente la principale variante che desta preoccupazione è la cosiddetta variante “Eris”, chiamata come la Dea della discordia Greca. Secondo gli ultimi dati provenienti dall’Istituto Superiore della Sanità riguardo le varianti di SARS-CoV-2 circolanti, a fine agosto circa il 41,9% dei casi in Italia era riconducibile ad Eris e sembra che la sua diffusione sia in costante crescite nelle ultime settimane.

Il motivo per cui questa variante si sta diffondendo più rapidamente delle altre risiede nel fatto che presenta una mutazione (F456L) a livello della proteina Spike (di superfice) del virus, che conferirebbe a questa variante una maggiore capacità di eludere le difese immunitarie, nello specifico quella anticorpale, rispetto alla variante Omicron da cui “discende”. A causa di questa caratteristica, la variante Eris presenta maggiore capacità di infettare individui precedentemente immunizzati con il vaccino o tramite una pregressa infezione.

3. Come si manifesta la variante Eris?

La variante Eris si manifesta in realtà come le altri varianti già conosciute. I principali sintomi si concentrano sull’apparato respiratorio:

  • Febbre
  • Mal di gola
  • Tosse, principalmente secca
  • Congestione nasale
  • Naso che cola
  • Cefalea
  • Artralgie (dolori articolari)
  • Mialgie (dolori muscolari)
  • Voce rauca.

Sulla base dei primi studi eseguiti su modelli animali, sembra che la variante Eris abbia maggiore capacità di interessare anche i polmoni. Contrariamente ad alcune varianti precedenti, questa variante si manifesta meno frequentemente con alterazioni del gusto e dell’olfatto e con disturbi gastrointestinali.

4. Come combattere la variante Eris?

La gestione della variante Eris prevede molteplici approcci:

  • Misure preventive: anche se non è più obbligatorio, l’uso di mascherine – specialmente nei luoghi maggiormente affollati – e la corretta igiene delle mani continuano a essere fondamentali per minimizzare il rischio di contrarre questo virus. L’utilizzo di gel disinfettanti a base alcolica rappresenta ancora oggi una valida opzione per un’igiene efficace delle mani
  • Vaccinazione: le vaccinazioni rimangono uno strumento fondamentale nella lotta contro questo virus e contro tutte le sue varianti. Purtroppo la messa a punto dei vaccini richiede tempi tecnici che rendono questo processo più lento rispetto alla genesi di nuove varianti, ma comunque anche i vaccini attualmente esistenti rappresentano lo strumento più efficace per proteggersi dalle forme più gravi. Ciò riguarda in particolare la popolazione più fragile: anziani, immunodepressi e soggetti affetti da alcune patologie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
  • Terapia medica: in caso di infezione, è importante consultare un medico che eseguirà un’attenta analisi dei fattori di rischio e della gravità delle manifestazioni, proponendo la terapia ottimale. Il trattamento farmacologico più variare notevolmente da soggetto a soggetto e può prevedere l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei, antivirali specifici, antibiotici (nel caso di sovrainfezione batterica), ossigenoterapia e cortisonici.